di Domenico Dalfino
Sberleffo. Si potrebbe pensare che abbia scritto le amenità che seguono per prendermi gioco di ciò che è serioso. In parte è vero. Ma non è solo per questo. Auto-ironia. A volte ne sono capace, ma non ne sono stato indotto stavolta. Confessione. L’ho fatta circa a 9 anni. Quindi, non c’entra. Trasparenza. Non credo. Probabilmente ho contribuito ad intorbidire l’idea che forse qualcuno si era fatto di me. Libertà e liberazione. Sì. Queste amenità mi fanno sentire libero e, penso, mi liberano. Non so se siano in grado di far sentire libero e di liberare qualcun altro, ma non posso pretendere anche questo. Non è tutto (“Ma vi è di più”, per omaggiare un mio cugino e molti miei amici).
Domenico Dalfino, nato a Bari il 5 settembre 1970, è anche nato a Fregole (Sedini) nel 1901 (non escludo proprio il 5 settembre). È autore e personaggio, ma non è mai altro da sé. Non racconta di sé, ma esprime il suo se stesso, insegna e, ogni giorno della sua vita, impara.
In un’altra occasione – chi lo conosce, dovrebbe essersene accorto – è anche nato a Dodge City, nel Kansas, nel 1840 e per questo ha avuto una adolescenza piuttosto burrascosa. In futuro, quasi certamente, nascerà ancora e altrove. Aggrappandosi al suo se stesso, tra una poesia e una cavalcata.
Collana: SpazioTempo (n. 30)
- Pagine: 96
- Anno: 2019
- ISBN: 978-88-8459-525-6
- Prezzo: € 8,00
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